Descrizione
“Sesso solitario” è la storia di come nei secoli l’essere umano abbia concepito, praticato, narrato, stigmatizzato, medicalizzato l’autoerotismo. È la testimonianza delle spinte emancipatrici e delle azioni censorie scatenate da questa pratica creativa e liberamente fisiologica, ma non esente da complessità psicologiche. Consigliata da Galeno come rimedio medico, rubricata tra i peccati minori dai predicatori medievali, promossa a disputa filologica dai cabalisti, è paradossalmente proprio durante l’Illuminismo, mentre il mondo laico borghese si sta liberando dai lacci della religione in tema di sessualità, che una severa condanna morale della masturbazione inizia a diffondersi. Da questo momento, ci racconta Thomas W. Laqueur, per quasi tre secoli il «vizio solitario» avvia la sua parabola di abitudine aberrante, ragione di malanni fisici, prerogativa esecrabile dell’immaturità giovanile. Finché, nel secondo Novecento, l’autoerotismo viene rivalutato come regolatore dell’equilibrio e del desiderio sessuale anche all’interno di una relazione intima, in funzione compensatoria oppure complementare. L’analisi di Laqueur si spinge fino ai nostri giorni, quando l’esplosione pornografica del web, capace di soddisfare talmente tante fantasie da azzerare la capacità fantastica, sembra aprire nuove e contrastanti letture. “Sesso solitario” è il racconto ad alta voce di un segreto a lungo taciuto. Un trattato dirompente su un gesto universale, che continua a possedere un’anima nascosta anche in un mondo in cui tutto è visibile.
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