Descrizione
“Mio padre si chiama Achille e non mi parla.” Comincia così il racconto del dialogo interrotto tra la protagonista e suo padre. Un padre molto carismatico e molto amato con cui Ilaria ha condiviso passioni e visioni del mondo ma anche liti feroci e che, senza un motivo scatenante o una colpa evidente, da molti anni ha smesso non solo di cercarla ma anche di risponderle – solo a lei, tra tutte le sorelle e i fratelli. Contemporaneamente, quasi per caso, durante la pandemia comincia a praticare la boxe. E un giorno, non certo per caso, le torna in mente che anche il padre tirava di boxe e che da ragazza le ha regalato dei guantoni. Non può che essere un segno: il padre, si dice, la sta allenando in assenza per renderla più forte. La sua assenza, in realtà, è una potentissima presenza. Così, un po’ credendoci davvero, un po’ perché è una scrittrice e vuole scoprire dove va questa storia, lo invita a una sfida sul ring, nel giorno del suo compleanno. Il padre naturalmente non risponde, e nonostante tutto porti a credere che continuerà a ignorarla, una parte di lei spera che si presenterà all’incontro, a
quello che sorelle e nipoti hanno cominciato a chiamare “il match del secolo”. E così, coltivando l’attesa, allenandosi a dare e ricevere pugni fantasma e raccogliendo la forza per salire, infine, su quel ring, costruisce un rituale per imparare a lasciare andare il dolore, una cerimonia per celebrare tutto, anche la fine, anche l’abbandono.
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